“La paura di essere brutti”, presentazione, Lecco, Libreria IBS.it, 13 aprile 2013

 

 

Per informazioni: IBS.it bookshop Lecco, via Cavour 44. Telefono 0341282072. www.ibs.it/libreria/lecco/lc.html  ibslecco@ibs.it.
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“La paura di essere brutti”, presentazione, Bologna, Libreria la Feltrinelli, 12 aprile 2013

Per informazioni: la Feltrinelli Librerie, piazza Ravegnana, 1,  40126 Bologna, telefono: 051.266891, mail: Bologna-Ravegnana@lafeltrinelli.it
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La paura di essere brutti

Dal Corriere della Sera del 7 aprile 2013

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“Adolescenza. Un difficile mosaico” Corso di formazione. Terzo appuntamento: Treviso 12 aprile 2013

venerdì  12 aprile  terzo  appuntamento del  corso di formazione e aggiornamento accreditato ECM per educatori, psicologi e assistenti sociali. In particolare, è rivolto a chi opera in strutture di accoglienza e a chi svolge quotidianamente attività di osservazione e accompagnamento educativo del minore in situazione di difficoltà.

Il corso si tiene a Treviso, Via Turazza, 11 – Campus dell’educazione “A. Barelli” dalle 10 alle 14

Affronto la tematica: relazioni sessuali in adolescenza 

Il corso si propone di favorire negli operatori la riflessione psico-pedagogica e relazionale, potenziare le conoscenze psico-pedagogiche e metodologiche in relazione al percorso di recupero e accompagnamento del minore affidato, con particolare riferimento al minore ospite di comunità, rafforzare le buone prassi in atto. Aiutare gli operatori a elaborare efficaci strategie osservative e metodiche operative, definirle e condividerle col gruppo di lavoro, instaurare relazioni ottimali con i punti di riferimento parentali e istituzionali del minore ospite in comunità; instaurare corrette relazioni interne all’equipe e con le istituzioni preposte.

Il corso è strutturato in 5 appuntamenti: le prossime due lezioni, il 10 e il 24 maggio, sono tenute dal Professor  Matteo Lancini

Il corso è organizzato da 

 

 

Per informazioni e iscrizioni: Cooperativa Insieme Si Può – Via Marchesan 4/D – 31100 Treviso  Tel. 0422.325711 info@insiemesipuo.eu - www.insiemesipu.eu      www.fondazioneispirazione.org
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Formazione AUSL Reggio Emilia, primo appuntamento, 11 aprile 2013

Giovedì 11 aprile primo appuntamento del  corso di formazione, accreditato ECM,   presso la AUSL di Reggio Emilia.  L’argomento trattato è: noia e rabbia negli adolescenti: manifestazioni cliniche e trattamento.

La formazione  è indirizzata a operatori della AUSL – psicologi, psichiatri, neuropsichiatri ed educatori – che lavorano con adolescenti della provincia di Reggio Emilia.

L’evento formativo è organizzato dal Dipartimento di Salute Mentale di Reggio Emilia Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza, Padiglione Tanzi,Via Amendola 2, 42100 Reggio Emilia tel 0522/335765
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Effettofestival adolescenti, Circolo della Stampa, Milano, 10 aprile 2013

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La paura di essere brutti

Due recensioni del mio ultimo libro: Elisa Venco per Confidenze e Federica Brignoli per F

 

 

 

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La paura di essere brutti

Recensione, con intervista, del mio ultimo libro di Daniela Condorelli su D di Repubblica 

Prima si sentivano in colpa. Ora si sentono brutti. E non c’è niente di peggio. Gustavo Pietropolli Charmet, tra i massimi studiosi italiani di adolescenza, ha scritto per Raffaello Cortina editore La paura di essere brutti, gli adolescenti e il corpo, in libreria dal 20 marzo. D.it l’ha intervistato per capire perché i ragazzi di oggi non amano ciò che vedono allo specchio e le conseguenze, alcune terribili, del rifiuto del proprio corpo.

«In adolescenza il problema è sempre stato far convivere la mente con il corpo, ma fino a qualche anno fa il ragazzo era assalito dai sensi di colpa alla scoperta degli istinti sessuali e aggressivi del corpo. Ora lo rifiuta, se ne vergogna. E la vergogna è ben peggiore del senso di colpa. La colpa è più facile da risolvere. Intanto riguarda, un’azione, una parola, non coinvolge il valore del sé. La vergogna invece colpisce in profondità, non dà scampo».

Io sono un avatar
Nei ragazzi che si sentono brutti, è il corpo ad essere messo sul banco d’accusa. Non piace, quindi lo si punisce o si cerca di renderlo adeguato. Si spiega così il tentativo da parte di molti adolescenti di cancellare il proprio fisico, attaccandolo, affamandolo o sformandolo. Oppure l’atteggiamento di quei giovani che si ritirano nella propria cameretta e mandano nel mondo il proprio avatar. O, ancora, di quelli che si infliggono ferite. Farebbero bene, dunque, i genitori ad accorgersi che il problema non è banale: chi si sente brutto è rovinato. Al punto che il rifiuto del corpo è all’origine dei maggiori disastri della crescita: disturbi della condotta alimentare, ritiro sociale, autolesionismo.

Si possono tracciare responsabilità in questo attacco al corpo generalizzato?

«Nella società del narcisismo, in cui i modelli fin dalla nascita invitano ad avere un certo tipo di successo “estetico”, la patologia può essere solo questa: la paura di essere brutto». Pensiamo alle aspettative crudeli imposte dagli ideali di bellezza più diffusi, che generano una rincorsa a diete e palestre non giustificabile sotto una certa età. Un’alluvione di immagini negative cade sulla testa dei ragazzi “nel tempo della muta”. Questo è il momento in cui l’adolescente ha più bisogno di specchi sociali e conferme, in cui si confronta con il giudizio, implacabile, del gruppo. Proprio mentre il corpo si sta trasformando e ci sono lavori in corso di cui bisogna, con pazienza, aspettare l’esito».

Come rimediare?

«Genitori e scuola hanno il dovere di creare una cintura sanitaria intorno alla mente dei ragazzini, costruire una cultura antidoto rispetto alla capacità di penetrazione che hanno i modelli proposti dai mass-media. Ora che hanno le mani libere dal punto di vista etico, perché alcuni discorsi sono stati “sdoganati”, non devono limitarsi a invitare a essere più sobri, ma sostenere le conquiste della corporeità». Per esempio, il padre farebbe bene a riconoscere la prestanza fisica del figlio, a valorizzarla. La madre a far notare che quel naso grosso della quindicenne sua figlia è un segno distintivo di famiglia, il profilo del nonno cui tutti sono affezionati. «Anche gli insegnanti di educazione fisica possono fare di più: lavorare sui modelli di bellezza, discutere in maniera costruttiva di diete, fare luce sugli effetti degli integratori, proporre un consumo intelligente delle palestre», conclude Charmet. In sintesi: offrire le competenze per una “controcultura” del corpo.

 

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Tavoli

Oggi su Doppiozero un bell’articolo di Anna Stefi sul mio tavolo qui fotografato da Giovanna Silva.

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La paura di essere brutti

Da La Repubblica, 22 marzo 2013

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