Intervista:«Ecco come capire i nostri ragazzi»

Intervista a cura di Silvia Tironi pubblicata su Diva e donna, novembre 2024

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Sono più di cinque milioni, in Italia, i giovani tra gli 11 e i 19 anni. Lo dicono i dati Istat. E diversi tra loro sono alle prese con il grave problema della salute mentale. II nostro Paese sta, dunque, affrontando una vera e propria emergenza silenziosa. Secondo le stime dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, la depressione e altri disturbi psichici saranno le patologie più diffuse al mondo già prima del 2030. I giovani e giovanissimi soffrono, sono in balia di travagli e misteri, frutto anche di un ambiente sociale pericoloso e disfatto in cui vivono e crescono.

«I giovani sono soggetti sociali, espressioni della scuola, delle amicizie, di Internet, del desiderio che avanza in un corpo nuovo e di mille altre istanze che bussano prepotentemente alla porta di casa per prenderli e portarli fuori, insieme ai coetanei, all’esplorazione del mondo. L’adolescente respira l’aria della società alla quale si affaccia e ne viene influenzato giorno per giorno», scrive lo psichiatra e psicoterapeuta Gustavo Pietropolli Charmet nel suo ultimo libro Adolescenti misteriosi, Mimesis Edizioni, € 18), in cui cerca di rintracciare quegli aspetti che impediscono una crescita autentica e serena dell’adolescente. Ritiro scolastico e sociale, anoressia, depressione, abuso di sostanze, narcisismo: sono alcuni dei profondi disagi vissuti dalle giovani generazioni.

II mistero dell’adolescenza.«Mi sembra che i ragazzi non la contino giusta e, soprattutto, raccontino solo una parte, quella che si può dire, mentre tutto il resto rimane misterioso, perché se lo tengono per loro», evidenzia lo psichiatra. Ma in cosa consiste questo mistero? «Ci sono diverse teorie: una sostiene che nascondano l’amore, la loro vita sentimentale. Ma in fin dei conti l’amore ha sempre avuto la caratteristica di essere guardingo, celato. Un’altra dice che il segreto è rappresentato da violenza, odio, rabbia, desiderio di vendetta. Ma tenere per sé la rabbia è poi fonte di aumento dell’intensità della reazione rabbiosa», spiega Pietropolli Charmet. Secondo l’esperto è naturale che le nuove generazioni, prima di fidarsi, abbiano bisogno di verificare bene se la loro confidenza sia ben riposta. Uno dei loro grandi timori sta proprio nel vedere tradita la loro fiducia. «Quando si legano in un rapporto di amicizia, la prima cosa che chiedono e la fedeltà, la lealtà, la segretezza delle confidenze fatte. II mistero del segreto è una caratteristica che compare in adolescenza», sottolinea l’esperto, che prosegue «Nell’infanzia avere segreti è pesante, per cui i bambini, bisognosi di trasparenza e di essere conosciuti, inseguono di continuo mamma e papà per raccontargli tutto; nell’adolescenza, invece, avere dei segreti, avere per certi versi una doppia vita, è quasi un obbligo, un vanto. Strappare alla visibilità un pezzo di vita, tenerlo per sé, non parlarne, è come un segno di crescita». Una crescita che, tuttavia, è accompagnata da una profonda delusione: «E’ come se, con il passaggio dall’infanzia, dall’innocenza, dal confidarsi con la mamma alla segretezza dell’adolescenza i ragazzi si aspettassero qualcosa che invece non c’è, che non è arrivato».

Il bisogno di tenerezza. L’impressione di Pietropolli Charmet è che a volte questi segreti, questi misteri vengano necessariamente collegati a qualcosa di pericoloso, come le droghe, le “brutte compagnie”, cosa che spinge gli adulti a tenere i ragazzi sotto controllo prima che si caccino in qualche pasticcio. Invece gli adulti dovrebbero non trascurare un’altra possibile interpretazione di questi misteri: «Spesso c’è semplicemente una ritrosia nel confessare il bisogno di tenerezza, di vicinanza, di amicizia, come se dovessero difendersi dall’eventualità di essere superati, violati, scoperti, di non riuscire a custodire questa cosa preziosa che non è cattiva, ma tenera e buona. In questo periodo per un ragazzino può essere più importante riuscire a proteggere il proprio bisogno di avere una relazione semplice, senza competizione e componenti sessuali, aggressive. Una cosa di fiducia, insomma, che è quella che si è sempre definita come l’area dell’amicizia e quindi della sicurezza, della confidenza, della certezza di non essere traditi». Ma a volte la questione si complica: «Poi certo, non possiamo negare che ci sia un’ombra che sovrasta l’adolescenza, una zona oscura della loro vita: i tentativi di suicidio sono più frequenti che in passato, irrompono sulla scena del tutto imprevisti, per via dei pensieri di morte, di violenza e della sfiducia verso la vita, che non può riservare belle sorprese. Il mio consiglio per i genitori è dunque quello di assicurarsi del fatto che non ci siano segreti che turbino la vita di un’adolescente, cose di cui non può parlare perché ha paura che “i grandi” non siano pronti e capaci di fronteggiare quello che nascondono e che li turba».

In crisi l’amico del cuore. La domanda sorge spontanea: parliamo abbastanza con i ragazzi? Li abituiamo abbastanza al dialogo, al confronto sincero, coraggioso e fiducioso?«Perché ci sia dialogo è necessario che si convincano che gli adulti sono veramente interessati, partecipi, che condividono i loro timori, le loro speranze e delusioni per davvero e non con il secondo fine di voler carpire il segreto a scopo di controllo educativo. Se c’è disponibilità al dialogo e al confronto si può andare anche molto in là con la confidenza (di carattere più intimo, persino sessuale), ma prima che i ragazzi arrivino ad aprire la “bustina” del segreto bisogna che si prendano delle precauzioni rispetto a noi», chiosa lo psichiatra. Che invita dunque a mettersi al loro fianco, a non lasciarli soli e a tenere aperto un canale di condivisione e di comunicazione che non li convinca che non ci sia possibilità di ascolto da parte dell’adulto, ma che l’unica possibilità per loro sia l’amico del cuore. Un’istituzione che l’esperto ritiene tra l’altro caduta un pò in crisi: l’amico del cuore era una specie di fidanzato senza sesso, ma con un grande affetto, una grande amicizia. «Adesso non mi sembra più che queste relazioni esclusive abbiano queste caratteristiche. E se ce l’hanno c’è sempre il rischio che debordino e diventino legami quasi amorosi, sessualizzati, che confondono i ragazzi riguardo alla sfera affettiva e amorosa e di conseguenza anche eventualmente sulla loro identità di genere».

 

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